La sua proposta architettonica infatti oscilla tra l’intervento minimale e la provocazione sussurrata, il “non agito” o come dice il sottotitolo della mostra “l’astinenza” intesi come atti creativi e la contemplazione. E questo in un mondo che sembrerebbe affermare lo spettacolare, il sovraccarico, la complessità ai limiti del bizzarro, l’urlato, come temi centrali del fare architettura. Interventi architettonici dove la “misura”, il senso della materia, il gusto e rispetto del manufatto danno il senso dell’Umano e in cui il motto “L’architettura uccide: quella timida no!” ne diventa l’esemplificazione di estrema sintesi.

Marco Ermentini, cremasco classe 1956,  figlio d’arte (il padre Beppe ha collaborato con l’architetto Giò Ponti e la sorella Laura è contitolare dello Studio Ermentini) è architetto che si distingue per la sua posizione “fortemente” timida nell’ambito del panorama architettonico nazionale. Ermentini infatti è presidente della Shy Architecture Association che raggruppa il movimento per l’architettura timida. In questa mostra, costruita su una decina di progetti realizzati od in corso, tutti dell’ultimo decennio, si ha la possibilità di verificare attraverso fotografie, disegni, modelli e … ironia, l’approccio tipico di Ermentini a quello che intende per “architettura timida”.